mercoledì 7 settembre 2011

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La Coktel Vision è a mia memoria una delle software house più visionarie dei ruggenti anni '90. La maggior parte dei titoli realizzati dalla casa francese, erano infatti circondati da un'aura surreale che li rendeva decisamente accattivanti. Basti pensare alla demenziale triologia di Gobliiins, al giallo noir Fascination e al titolo oggetto di questo articolo che pesca a piene mani dalla mitologia pre-colombiana e delle leggende che narrano di un possibile incontro tra il popolo andino ed una misteriosa razza aliena (teoria che viene riproposta più o meno regolarmente per ogni civiltà del passato che sia riuscita a raggiungere un livello tecnologico apparentemente inspiegabile che gli permise, ad esempio, di erigere le piramidi orientandole, tra l'altro, perfettamente rispetto a precisi riferimenti stellari). Orbene io non so se queste teorie siano più o meno fondate ma il loro fascino è innegabile ... se pensate che il dio Ra sia un parassita alieno impossessatosi del corpo di un giovane terrestre, che Atlantide sia esistita e che Machu Picchu sia in realtà una base aliena ... beh ... Inca è il gioco che fa per voi :o)

Quello che i libri di storia raccontano è che la civiltà incaica ebbe fine al termine del XVI secolo per mano degli spietati conquistador spagnoli, assetati di nuove terre e di ricchezze. Quello che invece pochi sanno è che alcuni membri dell'antico popolo riuscirono a mettersi in salvo nello spazio, grazie alle tecnologie apprese da una razza aliena, nell'attesa che si avveri la profezia dell'imperatore Huayna Capac che vedrà risorgere la sua nazione. Il conquistatore Aguirre non si da però per vinto ed attrezzati i suoi galeoni con la tecnologia aliena, si lancia all'inseguimento dei superstiti. Il gioco ha inizio 500 anni dopo questi eventi quanto il vostro alter-ego, dal fantasioso nome di El Dorado, si risveglia all'interno della base spaziale eretta affinché possa compiere il suo destino: ridare la libertà al suo popolo e sconfiggere l'antico invasore.

 
Durante l'introduzione Huayna Capac vi svela il vostro compito - Lo scintillante El Dorado in tutto il suo splendore!

Credo che bastino i due screenshot, tratti dalla fantastica introduzione, che vi ho appena proposto a capire la qualità grafica raggiunta dagli artisti francesi, qualità che si mantiene altissima anche nelle sezioni di gioco e nei  brevi filmati di intermezzo. L'utilizzo di numerosi filmati ed il sapiente mix di grafica digitalizzata e  bitmap sono indicativi del tentativo della Coktel Vision di realizzare uno dei sogni più ricorrenti tra i game designer degli anni '90: creare il primo film interattivo. Già altri avevano tentato questa strada, fondere sequenze di gioco con sequenze animate che raccontano il dipanarsi della trama, spesso fallendo per i limiti tecnologici di quegli anni. Wing Commander ci aveva provato un paio di anni prima con buoni risultati ed Inca se possibile riesce a spingersi ancora oltre grazie ad un fasto grafico e sonoro senza precedenti. Se però il titolo della Origin era "solamente" un simulatore di volo spaziale, il gioco Coktel Vision si sforza di fornire un più ampia varietà di situazioni che spaziano dall'esplorazione alla risoluzione di enigmi, dal combattimento stellare a folli corse all'interno di stretti canali sulla superficie di misteriosi pianeti. Insomma, a prima vista un condensato di tecnica, generi giocabilità.

 
Per raggiungere la meta sarete costretti ad attraversare un fitto campo di asteroidi - Una volta giunti sulla superficie del pianeta vi attenda una pericolosa corsa per raggiungere l'ingresso della base (Star Wars??)

Purtroppo le cose non sono andate proprio come volevano i programmatori visto che, se la parte tecnica è sicuramente eccelsa, è proprio la giocabilità in alcuni casi a scricchiolare. Fondendo tanti generi, infatti, nessuno di questi risulta sufficientemente profondo. Le sequenze di combattimento spaziale risultano molto semplificate, le corse negli stretti canyon si limitano quasi sempre a correre all'impazzata sparando a raffica, le sezioni di esplorazione risultano alla lunga un po' noiose e le fa adventure si limitano il più delle volte all'utilizzo dell'oggetto giusto nel posto giusto. Sian ben chiaro, alla fine giocare ad Inca si dimostra decisamente divertente e la voglia di vedere la fine finisce con il prendere il sopravvento (lo dimostra il filmato di più di un'ora che troverete al fondo della recensione ... alla fine c'ho preso la mano) ma è un peccato notare come la forse eccessiva semplificazione, abbia finito per rendere il titolo bello ma non fantastico come a prima vista ci si sarebbe potuti aspettare.

 
I labirinti sono farciti di nemici da blastere in allegria (ottima la funzione di automapping) - L'enigma della mummia vi permetterà di conquistare l'uscita dal dedalo

Come ho già detto più volte nel corso dell'articolo, dal punto di vista grafico e sonoro il titolo è una vera gioia. Grafica stellare, colorata, fluida e molto ben animata. Altrettanto buono il mix di oggetti digitalizzati e bitmap che si fondono in scenari evocativi e ricchi di fascino mitologico. Di rara bellezza i filmati in computer graphics, un netto passo in avanti rispetto ad analoghe produzioni dell'epoca. Un plauso al sonoro che finalmente sfrutta a dovere la Sound Blaster con bellissime musiche ricche di flauti andini e effetti sonori campionati da oscar (spettacolare la sequenza introduttiva con tanto di parlato digitalizza in lingua quechua ... per fortuna ci sono i sottotitoli). Finalmente l'audio su PC riesce a rivaleggiare con quello Amiga senza troppa difficoltà
Tutta questa magnificenza ha ovviamente un prezzo ... 14 dischetti ad alta densità sono decisamente un bella paccotiglia di plastica ... il gioco era ovviamente installabile su hard disk ma con giochi come questi la tecnologia del supporto di memorizzazione magnetica inizia a mostrare tutti i suoi limiti. Inca fu uno dei primi giochi ad avvalersi del supporto CD-ROM ma, come molti titoli di quegli anni, non seppe sfruttarne a pieno le possibilità limitandosi ad utilizzarlo per le arricchire il comparto audio.
Il gioco si controlla completamente tramite mouse. Il sistema è decisamente semplice ed intuitivo e si rivela adatto ad ogni situazione di gioco ... un buon lavoro.
La semplificazione delle varie sezioni finisce con l'influire negativamente sulla longevità: i sedici "stage" con le cinque vite a disposizione si finiscono abbastanza in fretta. Fortunatamente gli sviluppatori non hanno pensato di accrescere il tempo necessario a concludere il gioco costringendoci ogni volta a ricominciare dall'inizio (è un escamotage abbastanza fastidioso): un comodo sistema di password permette di ricominciare una nuova partita dall'ultimo livello superato con successo.

Prima di lasciarvi all'immancabile filmato vi segnalo un paio di chicche del titolo: la possibilità di ascoltare le varie tracce audio con un comoda interfaccia a jukebox ed il dizionario dei termini inca ... niente male.


Inca è, nel bene e nel male, un pezzo dell'evoluzione videoludica ... dateci un'occhiata :o)

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